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2 September 2014

Capri 1950. Vita dolce vita – Marcella Leone de Andreis – SOLOLIBRI.NET

“Personaggi, scandali e imprese sull’isola negli Anni Cinquanta” è il sottotitolo di questo libro rilegato e riccamente illustrato che narra di un luogo della dolce vita estiva, da sempre meta di viaggiatori a iniziare dall’Imperatore romano Tiberio, uno dei primi a restare ammaliato da quest’isola dalla fama leggendaria.

“Questo è il terzo volume di una trilogia che Marcella de Andreis, con ossessiva vocazione indagatrice e impagabile dedizione, va scrivendo da anni su Capri. Credo che tutto, proprio tutto, uomini, donne, eventi, pettegolezzi, liti, amori, tutto e più di tutto quel che è passato per Capri, prima durante e dopo la guerra, si trovi in questi libri”.

Sono le parole del grande scrittore e sceneggiatore napoletano Raffaele La Capria che firma la Prefazione del libro intitolata “La dolcissima vita”. Ed era veramente dolce, piena di joie de vivre e amore per gli eccessi, la vita caprese degli anni Cinquanta quando parafrasando Ennio Flaiano, il meglio non era ancora passato e le stradine dell’isola situata nel Golfo di Napoli davanti alla penisola sorrentina, erano animate da personaggi straordinari che rendevano unico al mondo, un luogo già magico di suo.

La II Guerra Mondiale era appena terminata, il mondo si leccava ancora le ferite e mezza Italia era ridotta in macerie e da ricostruire, Audrey Hepburn e Gregory Peck giravano in vespa nel film Vacanze romane (1953). Già le prime avanguardie di gaudenti affollavano Capri smaniose di dimenticare il recente doloroso passato bellico, desiderose di stordirsi con il divertimento, senza dare importanza alle differenze di età, sesso, denaro e pensiero politico. Sotto la volta stellata della piccola isola, questa élite ballava fino all’alba avendo come sottofondo la voce suadente di Roberto Murolo, il ritmo di Tu vuò Fa L’americano con Renato Carosone e la sua band, o il sound di un giovanissimo Peppino di Capri che cantava Luna caprese.

Protetti dai Faraglioni, i tre piccoli isolotti rocciosi a poca distanza dalla riva e dalla celebre Piazzetta (Piazza Umberto I), un salotto all’aperto, in quell’”età dell’oro” uomini e donne

“very important persons che viste da occhi pronti a mitizzare apparivano uguali agli dei. Tutti bellissimi e come circondati da un’aura”,
vivevano la loro esistenza a volte favolosa, spesso controcorrente, talvolta controversa. Vip mai banali o scontati, diversi anni luce da quelli che la nostra epoca effimera affamata di mondanità televisiva e pubblicitaria ci ha ormai abituato.

“… cito solo i pochi che io stesso nei miei anni giovanili, trovandomi a Capri ammiravo con un’ammirazione che oggi giudico spropositata, cioè fuori posto, ma che sul momento mi ipnotizzava. Ed ecco apparire sin dalle prime pagine di questo libro i divi e divini Rudy e Dado, Rudy Crespi e Dado Ruspoli, belli, ricchi, e titolati, coi loro stili diversi nel vestire, perché teatrale e immaginifico era Dado coi suoi gilet e i suoi pantaloni da torero, o a guaina con le scarpe incorporate, mentre Rudy Crespi era più sobrio e preferiva le bianche immacolate camicie e i normalissimi pantaloni di tela blu, e – ci dice l’autrice di questo libro – che ciononostante fu preso di mira e deriso su un giornale dal comunista Maurizio Ferrara, da Rudy sfidato a duello, un duello che poi non si fece per ordine superiore del Partito comunista che i duelli non ammetteva per principio”.

Marcella Leone de Andreis, scrittrice, giornalista formatasi alla scuola di Panorama di Lamberto Sechi, vaticanista e prima donna accreditata presso la Sala Stampa della Santa Sede, da alcuni anni si occupa con autentica passione della storia di Capri nel Novecento.

Dopo Capri 1939, nel quale documenti inediti d’archivio, testimonianze e memoriali hanno consentito la ricostruzione di un periodo storico difficile, è seguito il volumeCapri 1943. C’era una volta la guerra, dove documenti rari provenienti dagli archivi italiani, inglesi, tedeschi e americani sono stati legati insieme ai ricordi e alle memorie dei testimoni sia quelli di rango, sia quelli meno titolati. In Capri 1950. Vita dolce vita (La Conchiglia, 2014), che chiude la trilogia attraverso magnifiche fotografie in bianco e nero, l’autrice ha ricostruito un mondo privilegiato e dorato nel quale brillano oltre a una fulgida Sophia Loren, le stelle di Hollywood (“… a cominciare dalla Garbo fino a Rita Hayworth, da Clark Gable a Errol Flinn, e potrei andare avanti all’infinito…”). Era possibile inoltre incontrare nelle “viuzze” caratteristiche, intellettuali e uomini politici come l’allora segretario del PCI Palmiro Togliatti a passeggio con la compagna Nilde Iotti ma soprattutto esponenti del jet-set internazionale.

Il lettore avrà modo di trovare

“Norman Douglas, Graham Greene, Munthe, Prokosch, Auden, e poi Moravia, la Morante e accanto agli scrittori i grandi giornalisti, Gorresio, Monelli, Lilli, Napolitano, e le più belle dell’anno, Graziella Lonardi, Carlottina Del Pezzo, Doris Pignatelli, le gran dame e donne fatali, Gracie Fields, Mona Bismark, Edda Ciano, le grandi sarte della moda caprese, lo stile e le stoffe di Pucci, i gioielli di Chantecler”.
E ancora l’ex Re d’Egitto Farouk, cliente abituale dell’isola anche dopo l’abdicazione, Maria Callas, Aristotele Onassis allora ancora sposato con la moglie Tina Livanos ma già pazzo d’amore per la soprano greca, Palma Bucarelli, sofisticata dama, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna insieme ai suoi tanti adoratori tutti giornalisti di chiara penna e fama. Inoltre lo scrittore Graham Greene che sedeva sempre allo stesso tavolo del suo ristorante preferito, l’industriale Gazzoni che girava in portantina, mentre Edda Mussolini Ciano prendeva ogni sera l’aperitivo in Piazzetta a pochi tavoli dal generale Pietro Badoglio e dal mafioso Lucky Luciano, protetto dalle sue guardie del corpo molto particolari.

“E come scordare Malaparte che deve abbandonare l’Isola scortato dai Carabinieri per sfuggire all’ira dei capresi, il poeta cileno Pablo Neruda sorvegliato dalla Polizia per le sue idee sovversive, e il pio Ministro dell’Interno Mario Scelba, severo fustigatore di costumi e nemico giurato degli slip da bagno?”

Ma l’episodio che in quegli anni beati ha segnato per sempre Capri dal mare blu cobalto ha come protagonista don Alessandro Maria Galeazzo (Dado) Ruspoli (1924-2005). In una sera d’estate l’eccentrico aristocratico stava giocando a tennis quando un corvo cadde mezzo morto sulla terra rossa del campo. Dado lo raccolse e rianimò versandogli nel becco alcune gocce di cognac. Quando l’animale si riprese un po’, Ruspoli lo appoggiò su una spalla avviandosi verso l’Albergo Quisisana dove alloggiava con l’intenzione di far curare il corvo da un veterinario. Era stato l’incontro casuale con un fotografo a trasformare l’episodio in evento.

“Subito, da un capo all’altro dell’Isola, si è sparsa la voce della nuova follia: Dado gira con un corvo su una spalla, quindi è chic e “fa molto Capri” girare con un pennuto su una spalla”.
Un flash e fu subito mito: “Finii sui giornali di mezzo mondo”, ricordava Ruspoli, neo Imperatore di Capri la cui prodezza leggendaria era stata subito parodiata dal Principe Antonio De Curtis nella pellicola Totò a colori per la regia di Steno (1952), dove l’indimenticabile attore partenopeo girava per l’isola con un pappagallo sulla spalla.

Famosa per le innumerevoli bellezze naturali (la Grotta Azzurra, Marina Grande il porticciolo dell’isola, Marina Piccola, il belvedere di Tragara, l’Arco Naturale, senza dimenticare Anacapri immersa tra uliveti e vigne), per la storia millenaria, per il paesaggio luminoso, per le sue casette di tufo bianche dove spiccano i fiori viola del rampicante buganvillea, Capri non abdica al suo fascino e volumi come questo lo dimostrano.

“E se uno si domanda: furono tutti questi che diedero a Capri la celebrità o fu Capri a darla a loro? La risposta è che dettero e ricevettero. E ricevettero parecchio, perché queste celebrità avevano un senso spiccato per gli affari e i ricchi e i ricconi seppero spendere il loro danaro, si comprarono a poco prezzo pezzi di Capri che dopo un po’ valevano il doppio o il triplo…”.

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