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18 December 2004

La «guida» enologica del Papa sommelier – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

di Gimmo Cuomo

Basterebbe essere stato il protagonista anche di uno solo degli eventi seguenti per conquistare un posto di rilievo nella storia occidentale. Durante il suo pontificato, Alessandro Farnese, salito al soglio di San Pietro nel 1534 assumendo il nome di Paolo III, pubblicò la bolla di scomunica di Enrico VIII, riorganizzò l’Inquisizione romana, concesse l’approvazione alla regola della Compagnia di Gesù, e, ancora, convocò il Concilio di Trento. Alla missione pontificia associò il culto per il vino, molto più di una semplice passione di cui resta traccia in un pregevole trattatello sui vini d’Italia, degustati e giudicati dal Papa Farnese e dal suo dotto «bottigliere» Sante Lancerio. L’opera è stata recentemente ripubblicata a cura di Arturo Celentano dalle Edizioni La Conchiglia di Capri di Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito.
«I Vini d’Italia» è un volume di gran pregio, stampato in mille esemplari, numerati a mano, su carta Corolla Book delle cartiere Fedrigoni, commercializzato al prezzo di 60 euro. Potrebbe trattarsi di un esclusivo regalo di Natale per chi considera il vino non solo una bevanda, ma sintesi di valori culturali ed etici. Celentano, l’architetto napoletano e produttore insieme con i cugini dell’eccelso rosso Terra di Lavoro, ha curato l’introduzione, le note e le schede finali, dedicate ai luoghi citati dal Lancerio, ai nomi dei vini ai termini utilizzati nel testo. Nell’opera vengono identificati anche numerosi vini campani, di cui vengono minuziosamente descritte le caratteristiche organolettiche. Di alcuni, come del Greco di NoIa, si è persa la memoria. E interessante peraltro notare che la maggior parte dei vini bianchi regionali censiti siano indicati con la denominazione Greco: di Somma, di Posilico, d’Ischia, della Torre. Di quest’ultimo il Lancerio scrive che solo «quando è buona (l’annata, ndr) sono buoni (vini, ndr), ma non da signori, né da prelati, ma da famiglie e da fornaciari», aggiungendo che «Sua Santità non volse mai berne», Il Papa sommelier era molto esigente: visse, forse anche grazie al buon vino, fino alla veneranda (per l’epoca) età di 81 anni.

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