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15 August 2003

Spoon River a Positano – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

di Francesco Durante

«Positano paese mio», scrive il napoletano Vittorio Pugliese. Del resto pure Stendhal, che era di Grenoble, volle presentarsi ai posteri come «Henri Beyle, milanese». L’anagrafe è un caso: la passione corregge il dato biografico, lo correda dei segnali di un vissuto singolare e inconfondibile. Positano per Pugliese è un luogo dell’anima, un paese d’elezione. E lì che hanno sede i ricordi più belli; è lì, tra la spiaggia e la Buca e il Fornillo, il teatro di un’epica Bildung, la catena dei riti di passaggio dell’esistere e del crescere, i misteri dell’amicizia e del sesso. Pugliese, come ci ricorda Franco Monteleone nella nota introduttiva a Positano paese mio, freschissimo di stampa per i tipi capresi de La Conchiglia (quanti muri sono caduti da quando gli amanti dell’Isola erano fazione avversa a quella degli amanti della Costiera!), ha avuto la felicità e la fortuna di vivere «tutta d’un fiato» la mitica stagione dei «leoni al sole», raccontata nel film di Vittorio Caprioli e, prima, nel Ferito a morte di Raffaele La Capria.
Come si poteva tornare a quegli anni, a quei ricordi, a quelle atmosfere, e soprattutto a quanto esse hanno sedimentato nell’anima, se non con la poesia? Per Pugliese è stata una scelta obbligata, e un gradito ritorno questo è il suo secondo volume di versi in vent’anni che ha finito per dettargli dentro venticinque «ballate» dedicate ad altrettanti personaggi, ciascuno fornito di nome cognome e «contronome», i quali hanno fatto questa storia personale e collettiva insieme, in un prodigioso equilibrio di armonia tra l’elemento «paesano» e l’alterità, rimossa mercé un’intesa profonda, una «complicità» sorgiva e a tutta prova, del «villeggiante».
«Paese mio», dunque: calepino irrinunciabile per chiunque voglia capire il senso di questa Positano ancora fieramente refrattaria alle lusinghe dell’omologazione, fatta di aria, di notti, di mare, com’era la Positano di «Pelos» La Capria, di cui Pugliese scrive: «Regalare una “bella giornata”! è facile per una donna! ma per lui era un gioco! è lui che ha creato! “la bella giornata”».
E questo piccolo libro prezioso è per davvero una «bella giornata», popolata di persone vere e concrete, vive tutte, anche quelle che non ci sono più. Ma in questa pirotecnica «Spoon River», Nicola «’o scemo», Giacomino «’o stagnaro», Cicilluzzo «’o camposanto» (che a forza di andare al cimitero finì per restarci) e tutti gli altri continuano a sorriderci radiosi, eterni come l’infinito sole meridiano del mare delle Sirene, dove «deliquio e remissione erano (sono) legge». E passato, presente e futuro si annullano nella magia di un’unica, ininterrotta durata.

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