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Yehoshua a Capri:”La pace? Sarebbe più facile trovarla sulla seggiovia del Solaro” – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
di Mirella Armiero
Arafat, Sharon e Abu Mazen, per un giorno intero su e giù sulla seggiovia del monte Solaro. Non è uno scherzo, ma la provocatoria proposta di Abraham Yehoshua, lanciata alla fine dell’incontro che si è svolto ieri sera all’hotel Quisisana di Capri, dove lo scrittore israeliano è stato invitato per presentare li nuova serie della rivista «Civiltà de! Mediterraneo». Hanno partecipato al dibattito Antonio Bassolino, Fulvio Tessitore, Franco Cardini e Arturo Fratta. «Il sindaco di Capri ha suggerito Yehoshua dovrebbe invitare i leader israeliani e palestinesi e farli salire in seggiovia: lì, da soli e sospesi nel vuoto, potrebbero riflettere nel silenzio e cori il panorama del Mediterraneo. Forse riuscirebbero ad abbandonare per un po’ la loro razionalità politica, e questo servirebbe a dare un contributo alla pace in Medio Oriente». Brillante nei toni e rigoroso nelle argomentazioni, Yehoshua ha toccato tutti i punti più scottanti della questione mediorientale, dal ruolo degli Stati Uniti all’identità ebraica fondata su religione e nazionalismo, dal fondamentalismo di ogni tipo (compreso quello cristiano che sostiene Bush negli Usa) fino alla difficile condizione (li Gerusalemme, contesa da tutti perché «è la città di tutti». «I padri fondatori di Israele ha ricordato Yehoshua quando si recarono per la prima volta nelle terre della Palestina si stabilirono nelle zone desertiche e aspettarono due o tre anni prima di recarsi in visita nella Città Santa, considerata sacra anche per le altre religioni monoteiste». Ma, soprattutto, lo scrittore ha lanciato un invito ad Italia, Spagna e Grecia affinché svolgano un ruolo unificante per la costituzione di un’identità mediterranea. «Si è aperta una finestra di opportunità che non possiamo perdere: quella mediterranea è l’unica identità che può offrire una reale soluzione ai conflitti, perché contiene l’Est e l’Ovest, religioni e nazionalità diverse. Ci vuole però una maggiore incisività da parte dei vostri paesi. Se l’Italia ha appoggiato la guerra in Iraq, ora deve stare lì e contribuire alla costruzione della democrazia, insieme con gli Stati Uniti, che sono geograficamente molto più lontani di voi al Medio Oriente».
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