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5 September 2003

Capri, non solo luogo di mare ma anche tanta archeologia – IL MATTINO

di Marina Guardati

Corredato da una buona bibliografia, esce oggi edito da La Conchiglia Percorsi archeologici dell’isola di Capri di Adelia Pelosi (luglio 2003, pp.345, euro 14,00); ii volume sarà presentato a Capri al Quisisana stasera alle 19 da Stefano De Caro e Carlo Knight. E un lavoro agile che, con le notizie storiche e il necessario rinvio a Mangoni, Beloch e Maiuri, porta per mano il lettore che voglia visitare con intelligenza l’isola: i percorsi archeologici indicati dalla Pelosi sono l’occasione di suggestive passeggiate. Dal centro di Capri ecco quattro itinerari (Villa Jovis, l’Arco naturale, Punta Tragara); dalla piccola Marina (Grotta delle felci, dell’Arsenale) da Marina Grande (Il Fortino di San Francesco, Palazzo amare) per arrivare ad Anacapri (la scala Fenicia, Damecuta e Gradola). Continuamente vi sono indicazioni-denunce: qui al numero civico tot è stato inglobato un muraglione in opera laterizia, li una boutique o un deposito nascondono l’ingresso di una antica cisterna. Ad un certo punto del volume vi è la sollecitazione a visitare il Museo Cerio nella piazzetta di Capri. Vi sono qui 20.000 reperti preistorici raccolti, catalogati a cura di Edwin Cerio nel 1949. La preistoria di Capri fu evidente quando gli schiavi romani durante i lavori di scavo per le prime ville imperiali, ritrovarono ossa di animali primordiali (il mammut) e armi di pietra. L’imperatore Augusto lo racconta Svetonio ebbe una predilezione per questi reperti. Nel 1905 nella valletta di Tragara, durante scavi di fondazione per l’ampliamento dell’albergo Quisisana, in un banco di argilla dell’epoca quaternaria, vennero alla luce altri oggetti (pugnali, macine) che testimoniavano senza dubbio l’esistenza dell’uomo paleolitico a Capri. Si deve ad Ignazio Cerio, medico naturalista vissuto a Capri nei primi anni del Novecento, la sollecitazione ad altri scavi in varie località dell’isola, cercando di salvare quanto non era stato trafugato e venduto già alla fine del Settecento.
Molte illustrazioni, foto d’epoca e stato attuale dei luoghi, rendono piacevolissimo il volumetto della Pelosi che rende un buon servizio all’isola di Capri perché il visitatore viene guidato in maniera analitica alla sua comprensione e nello stesso tempo scrive Stefano De Caro nella prefazione l’autrice “specialista in archeologia” contribuisce ad arginare il progressivo degrado dell’evidenza archeologica: siamo difronte ad un censimento dell’esistente per conoscere ma anche per tutelare e valorizzare l’antico.

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