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Capri oscena secondo de Sade – LA REPUBBLICA NAPOLI
di Pier Luigi Razzano
Osceno, scandaloso, senza limiti, sempre ossessionato dal piacere, il divino marchese de Sade soggiornò a Capri nella primavera del 1776. Il periodo trascorso sull’isola dallo scrittore libertino, già condannato in Francia per crimini, dissoluzioni, oltraggi di ogni sorta, che arrivò in Italia sotto falso nome come conte de Mazan, dimostra quanto fosse attento nell’osservare nel paesaggio i segni del passato ancora vivi, indicativi di una sfrenata e gioiosa vita. Un archeologo del piacere. Infatti nelle annotazioni capresi, ora pubblicate dalle Edizioni La Conchiglia, in Capri nel Voyage d’Italie (volume a cura di Domenico Oliviero che antologizza anche testimonianze di viaggiatori da Daniello Bartoli e Henry Swinburne) de Sade visitando i resti di Villa Jovis avverte l’aura licenziosa, di lussuria, le oscenità e le infinite scelleratezze dell’imperatore Tiberio che «fece portare a Capri le bellezze più rare, fece dell’Isola un vasto recinto di cui ciascuna zona aveva un uso diverso, ma tutte erano ugualmente finalizzate a soddisfare le aberrazioni dei suoi sensi».
Il marchese per il suo tour si affida alla guida di Tacito e Svetonio, cronisti della scelta di Tiberio di trincerarsi tra quiete e inimmaginabili piaceri a Capri, e una volta raggiunta la vetta, sul piazzale di Santa Maria del Soccorso, dove si ergeva il palazzo imperiale, può solo scoprire di persona il lato tenebroso e inquietante del bello.
«Il precipizio è spaventoso; l’altezza del suolo rispetto al livello del mare è talmente prodigiosa che a malapena si riescono a vedere nell’acqua le barche dei pescatori che si trovano nei dintorni dell’Isola. Su questo precipizio sporgeva un’incastellatura di legno dalla quale l’imperatore faceva precipitare a mare le vittime della sua rabbia o della sua odiosa lubricità».
Gli angoli di Capri rocciosi, le sporgenze, gli strapiombi come luoghi di oscuri piaceri non finiscono mai per de Sade che bolla il centro dell’ isola come «poca cosa». Quella che diverrà la celebre Piazzetta è « una piccola piazza molto angusta e molto brutta sulla quale si affaccia la chiesa principale ed il vescovato il cui palazzo rassomiglia alla casa di un calzolaio», e preferisce abbandonarsi dopo aver percorso sentieri tortuosi alla scoperta di anfratti misteriosi quali la Grotta di Matermania. Lì rintraccia i segni di «infami eccessi», ipotizzando che tra le nicchie nella roccia «erano sistemate statue che raffiguravano per analogia i misteriosi segreti che si celebravano in quel luogo».
Grazie al voyage caprese è anche possibile rivedere un luogo perduto quale la Grotta Oscura, forte ed enigmatica attrattiva per i viaggiatori dell’ epoca. Era situata sotto il convento dei Certosini, descrive de Sade, e anche lì, come già resocontava Svetonio, c’erano eccessi in abbondanza veri e propri sabba con costumi da fauno. Un’ atmosfera che non smette di avvolgere l’ isola, è palpabile anche in piccoli dettagli che fanno fibrillare la lussuria del marchese: «Non è raro vedere delle giovani ragazze di una bellezza appariscente; si mettono su bene e con civetteria. Noi fummo impressionati una domenica nel vedere delle paesane in corsetto di seta ricamato color rosa».
E anche se è breve il soggiorno, continuando il viaggio verso Castellammare, de Sade non dimenticherà Capri, ambientando lì alcune scene dello scandaloso romanzo La Nuova Justine ovvero Le Sciagure della Virtù.
I libri delle Edizioni La Conchiglia sono pubblicati anche con un contributo annuo della Regione Campania.
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