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21 August 2013

Capri, tutti i segreti delle case del mito – IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

di Sergio Lambiase

 

Storie e foto di 124 dimore incantate
Interni ed esterni nel racconto per immagini di Fiorani
Architetture capricciose nel libro edito da La Conchiglia

 

L’Isola Azzurra forse non conobbe mai feste scintillanti e affollate come quelle raccontate da Francis Scott-Fitzgerald nel Grande Gatsby, anche se i garden-party delle ville di Anacapri, del Castiglione, di Tragara ne furono in qualche modo il corrispettivo, con le terrazze e i patii che si riempivano di pettegolezzi mondani mentre in una stanza appartata ci si raccoglieva a volte per la cerimonia dell’oppio.<br>
Capri, le case del mito svelano i loro segreti

LE ARCHITETTURE «CAPRICCIOSE»

Capri (con Anacapri) comincia a riempirsi di residenze eleganti (qualche volta stravaganti) negli ultimi decenni dell’Ottocento. Edifici anomali, fra capricci di committenti e di architetti, torrette, merlature, suggestioni arabe, bifore neogotiche, maioliche scintillanti, bisticcio di romanità e incanti liberty (dalla Casa Rossa di Anacapri a villa Narcissus, da villa Helios a la villa Pompeiana). Tutta l’isola è punteggiata di questa nuova architettura che ingombra le piccole strade dell’isola incorporando con disinvoltura preziosi frammenti o addirittura statue dei palazzi imperiali. Anche gli Anni Trenta-Quaranta del ‘900 conosceranno una esplosione di edilizia residenziale, con risultati spesso convincenti, anche per la capacità del paesaggio di Capri di coniugare con la sua grazia sovrana il simile col dissimile. È un implacabile repertorio di «interni» ed «esterni» il libro di Tito Fiorani, Isole nell’Isola. Personaggi, racconti e segreti nelle dimore del mito a Capri, con una nota introduttiva di Riccardo Esposito (edizioni La Conchiglia, 2013), riproposta irrobustita di un precedente e fortunato libro dello stesso autore (Le case raccontano. Storie e passioni nelle dimore del mito di Capri, uscito sempre presso La Conchiglia nel 2002). Le ottantadue ville del primo libro di Fiorani diventano nel nuovo volume addirittura centoventiquattro, allineate in rigoroso ordine alfabetico, da Villa Alba (dove andò ad abitare nel 1919 la ricchissima Frances Lloyd incorporando la contigua Ca’ del Sole) a Villa Wordsworth, residenza di William Wordsworth (pronipote del famoso poeta inglese) sempre in compagnia dei suoi insopportabili barboncini neri.

Nel libro vi sono storie notissime, naturalmente. Quella di Axel Munthe e poi della tempestosa marchesa Casati che a villa San Michele impone neri velari in stile Sarah Bernhardt; quella di Maksim Gorkij, errante fra villa Blaesus, villa Behring (dove nell’estate del 1909 si aprirono i corsi della «scuola superiore di propaganda e agitazione per operai») e villa Pierina; il burrascoso tran-tran mondano di Jacques d’Adelsward Fersen nella sua affascinante villa Lysis incombente sul mare azzurrissimo (forse la più bella dimora di Capri di inizio Novecento); le magnifiche serate delle signorine Wolcott-Perry alla Torricella di Marina Grande; il «superomismo» di Curzio Malaparte che si fa costruire a capo Massullo una casa impossibile (per alcuni il ricalco di un carrarmato della Grande Guerra), che pure resta uno degli esempi più belli e originali del razionalismo italiano. E accanto ad esse vicende più in ombra, di personaggi in prima approssimazione «minori», che pure hanno contributo alla edificazione del mito di Capri quale succursale dell’Olimpo. Da quella di Célestin Gandais, pittore e paesaggista francese, nella sua remota villa La Schiava, a quella della contessa Alice Ravà che per tornare a villa La Roccia dalla Piazzetta si faceva trasportare in portantina come una imperatrice bizantina, ai riti alcolici di Teddy Gerard, dimenticata attrice-cantante argentina, nelle sue stanze di villa Marisa sotto la Grotta delle Felci.

Non lontano da villa Marisa ecco la residenza che fu di Raffaele La Capria e di Ilaria Occhini. Nel libro una magnifica immagine dei tardi anni Ottanta li «immortala» in terrazza sullo sfondo dei Faraglioni. Tra le cose più attraenti del libro di Fiorani è proprio il repertorio fotografico (curato da Riccardo Esposito). Immagini notissime trovano il controcanto di immagini più rare, alcune balzate fuori a volte da archivi pubblici o album familiari. Penso a Mananà Pignatelli, scultrice di scarsa fortuna, che a volte amava indossare abiti funebri alla maniera della «divina marchesa», ma anche impiastricciarsi il viso di bianco come un pierrot lunare o alla spiritosa foto senile di Carlo Ludovico Bragaglia o a Graham Greene in una trattoria di Anacapri o all’imprevedibile Dado Ruspoli (sfottuto da Comencini nel film «L’imperatore di Capri») o a un imbronciato Rainer Maria Rilke ospite di villa Discopoli. Puro racconto nel racconto di un mondo che non smette di incantarci.

 

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