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27 June 2014

La signora dei libri che vuol salvare Anacapri dai nuovi barbari – LA REPUBBLICA

 

di Pier Luigi Razzano

Una manager dell’editoria con 350 titoli in catalogo

Inaugurò il primo locale per la vendita di testi nel 1981 e subito diventò un punto di riferimento. Tante presentazioni e mostre, poi i primi ospiti illustri: da Fernanda Pivano a Leonardo Mondadori o lo storico dell’architettura Roberto Pane. I primi volumi a firma di Ettore Settanni

Ogni sua parola riduce poco alla volta, fino a cancellare, il quotidiano chiasso dei turisti rilasciati dalla funicolare, ansiosi di arrivare in Piazzetta. Ausilia Veneruso, la signora del libro, delle “Edizioni La Conchiglia”, tre librerie come avamposto a griffe e ninnoli, compone appassionata il racconto dell’isola.

Capri ha il suo vulcano. La lava sono le figure che eruttano incontenibili dalla precision e di Ausilia nell’inseguire aneddoti. Quasi facesse riapparire dagli scalini della chiesa di Santo Stefano o dal fondo di via Longano a passo lento Edwin Cerio, il sorriso della cantante Gracie Fields, malinconico e dandy Jacques Fersen. E poi Greta Garbo in mocassini avviarsi verso La Canzone del Mare, Norman Douglas e Malaparte immersi in una discussione e un bicchiere di vino, il “Migliore” Togliatti con un giovanissimo Giorgio Napolitano a passeggio per via Camerelle. «Capri tollerante, sempre terra all’avanguardia, cartina di tornasole di mode, raffinato salotto glamour, accogliente per scrittori, pittori, attenta allo spirito dei tempi. Marginale, mai emarginata».

Mille vite che hanno vissuto, scelto, rinverdito il mito dell’isola. Convergono con quella di Ausilia Veneruso e nel ricchissimo catalogo — più di 350 titoli — delle edizioni a cui ha dato corpo con suo marito Riccardo Esposito. Insieme hanno scelto il simbolo, la conchiglia bivalve. Dentro due sirene adagiate, strette in un sogno profondo. Dura da più di trent’anni. Aprirono la prima libreria nel 1981, «in via Parroco Canali, vicoletto a ridosso di via Le Botteghe, proprio di fronte la casa del pittore Raffaele Castello, amico di Mondrian e Paul Klee. Tredici metri quadri, e tutto il nostro mondo».

Prima era quasi difficile comprare un libro sull’isola. C’era stata la gloriosa Arcadia, dopo la cartolibreria Faiella, il vano tentativo di Mondadori. Spesso bisognava spostarsi a Napoli, verso Sorrento, oppure affidarsi alla biblioteca. Poi il vuoto colmato, e più nessuna pausa. Oggi Capri, «isola con un fiume sotterraneo di parole che da sempre ha sotteso la comunità, di Rilke, Gorkij, Axel Munthe, di centinaia di straordinarie personalità» grazie ad Ausilia e Riccardo ha tre librerie.

Vorace lettrice, da bambina, saliva via Longano, «dove sono nata nel luglio del 1953, attraversavo i suoni della Piazzetta d’estate, della dolce vita, o della dimensione capovolta, più raccolta, durante l’inverno, fino al giornalaio che disponeva verso i passanti riviste, fumetti, poi crescendo passai ai quotidiani». Il giornalaio squadernava quel mondo di parole di fronte al chiosco di suo nonno. Uscita da scuola, Ausilia lo aiutava con le spremute, gli allungava i bicchieri per l’acqua ferrata. Una rigorosa etica del lavoro, ereditata dai genitori. Il padre impiegato nell’azienda telefonica Set, poi divenuta Sip; la madre all’istituto per l’infanzia Omnia. «Assieme a un’altra linea guida: essere indipendenti, padroni della propria vita».

Spirito libero, indomabile, «mia madre ha sempre detto “non ve la pigliate, perché non la imbrigliate”», è la ragazza con i capelli neri raccolti in una treccia che ha folgorato il suo futuro marito Riccardo. Si conosceranno per strada anni dopo, nel 1974. Lui le confida di ricordarsi da molto prima di quella ragazza esuberante. Innamorata, sempre pronta a farsi sorprendere, inesauribile nella sua curiosità. Proprio come gli scorci di Capri. Li conosce quasi fossero stanze della propria casa. Eppure c’è un vicolo, un momento di luce sulla torre dell’orologio, sentieri verso Anacapri, sempre capaci di stupirla. «Io sono sempre noi. Un corpo unico, un’affinità rara. A questa dimensione si aggiunge anche mio figlio Vincenzo».

Sedicenne si iscrive al Partito comunista, è molto attiva, sempre in prima linea; dopo la maturità classica, la scelta. Va a Napoli, facoltà di Fisica, «ero affascinata dalle dinamiche create dai numeri, ho una mente matematica oltre la passione umanistica». Allieva di Ettore Pancini, esponente della fisica sperimentale, dal lungomare guarda Capri, lontana, a volte coperta dalla foschia. «Mi struggeva vederla lì, distante».

Decide di tornare, «sono una pietruzza infinitesimale di questo scoglio meraviglioso », e piantare con Riccardo le basi di quel piccolo sogno, la prima libreria della Conchiglia. Dal 1981 diventa subito un punto di riferimento. Presentazioni, mostre, passano Fernanda Pivano, Leonardo Mondadori, lo storico dell’architettura Roberto Pane, tantissimi. Nel 1984 la notizia degli alberi tagliati attorno Villa Lysis di Jacques Fersen, stanno per costruirci attorno. Organizza una mostra fotografica, raccoglie firme per una petizione che debba preservare la bellezza troppo spesso vittima di altri interessi. Ausilia la consegna di persona all’allora sottosegretario ai Beni Culturali Enzo Scotti. Battaglia vinta, si fermano i lavori. «Ricordo la dedica di Roger Peyrefitte sul suo libro “L’esule di Capri”, biografia romanzata di Fersen: “grazie a voi il mio eroe rivive” ».

Nel frattempo la libreria si sposta in via Le Botteghe, «che con i suoi quaranta metri quadri mi sembrava la Rinascente. L’inaugurazione bloccò la strada, quanta gente». Però il salto avviene nel 1989, quando la Conchiglia diviene marchio editoriale. Primi titoli a firma di Ettore Settanni. “Miti, uomini e donne di Capri”, assieme a “Scrittori stranieri a Capri”. I colori delle copertine sono accesi, con incorniciatura d’impostazione ricciardiana. Crescono le pubblicazioni.

L’identità è tracciata, nasce anche l’associazione per promuovere appuntamenti e andare incontro al desiderio di cultura di chi non sbarca per fare solo acquisti. Però nessun effetto retrò, nessuna stagnante nostalgia di età dell’oro. Ausilia Veneruso è come un Giano bifronte, guarda con abile sincronia dietro e di fronte a sé. Il passato va accompagnato verso il futuro. Capri può continuare a essere esclusivamente lei, ciò che è sempre stata, se si proroga la memoria.

Poi arriva la libreria ad Anacapri, ritrovo di molti bambini, «sembra quasi un parco giochi tra migliaia di pagine», quella a Roma, «pezzetto di Capri nella capitale », e in via Camerelle, «che dall’aprile di quest’anno si è trasferita in Piazzetta, sotto l’arco di Falpporta, proprio all’ingresso, appena si esce dalla funicolare». L’ha voluta lì, quasi a difesa dell’isola e della sua tradizione. Forse anche per la struttura che comprende una torretta con una piccola finestra che guarda verso il porto. Semmai dovessero arrivare i nuovi barbari, solo assetati di movida.

 

 

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