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19 July 2003

Morgano: “Stia tranquillo Cacciari, i nuovi ricchi non inquinano Capri” – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

di Gimmo Cuomo

CAPRI. Di miliardari, di lungo e di più recente corso, Gianfranco Morgano, epigono della più illustre tradizione alberghiera dell’isola azzurra, se ne intende davvero. Gli alberghi di famiglia, primo fra tutti il «Grand hotel Quisisana», ospitano quotidianamente clienti di tutto il mondo che non hanno certo problemi economici. Il medicoalbergatore ha letto con divertimento l’intervista al filosofo Massimo Cacciari, pubblicata ieri sul Corriere del Mezzogiorno. E, naturalmente, non gli è sfuggita la considerazione sui «miliardari puzzolenti d’importazione» che, secondo l’ex sindaco di Venezia, avrebbero contribuito alla fuga dall’isola degli intellettuali come Raffaele La Capria. «Naturalmente commenta Morgano considero quella frase solo una provocazione. Non vi ho letto cattiveria. Ecco, diciamo che si è trattato di una provocazione benevola».
Al di là delle espressioni forti, pensa anche lei allora che ci sia stato in qualche modo un “imbarbarimento” dell’isola?
«Questo no. Non parlerei di imbarbarimento, piuttosto di evoluzione. Certamente cento anni fa, quando la mia bisnonna Lucia Morgano si rendeva protagonista della rinascita di Capri dopo i fasti antichi dell’imperatore Tiberio, l’economia dell’isola si reggeva su dieci grandi super ricchi. Ma erano persone completamente diverse. Ora il mondo è profondamente cambiato: la ricchezza soprattutto è molto più diffusa e distribuita. Anche rispetto a dieci anni fa il profilo dei ricchi è cambiato: prima il prototipo del miliardario era il proprietario di una grande industria, oggi è il protagonista della New economy. Bill Gates quindici anni fa non era certo l’uomo più ricco del mondo. Peraltro il ricco di oggi non vive di rendita, ma, proprio per mantenere la ricchezza, è costretto a lavorare. E difficile che possa permettersi soggiorni di mesi e mesi. O addirittura di stabillrsi a Capri. Ma questo non vuol dire che i miliardari dei nostri tempi debbano essere paragonati a dei barbari che approdano sull’isola».
Eppure molti “miliardari” del passato erano anche dei raffinati intellettuali. Ora non è più così.
«Anche in questo caso non sono completamente d’accordo. Non esiste secondo me una contrapposizione tra la ricchezza e la dimensione intellettuale. Ripeto: oggi la ricchezza è molto più diffusa rispetto al passato, sicché puoi imbatterti sia in ricchi intellettuali sia in persone ricche e basta».
Riesce a riconoscere a prima vista un nuovo ricco?
«Sì, dall’età. A parte gli scherzi credo di sì, anche se è difficile da spiegare. E un fatto istintivo. Chi come me ha alle spalle una lunga tradizione di accoglienza spesso riesce a riconoscere il cliente a prima vista. Del resto, penso che anche i clienti riescano a riconoscere un albergatore di lungo corso da uno recente».
Il mito della maggiore sobrietà di chi ha ereditato la ricchezza rispetto a chi l’ha creata dal nulla è solo un luogo comune?
«No, senza voler generalizzare, credo che corrisponda a verità».
I nuovi ricchi per eccellenza sono oggi i russi, che nell’immaginario collettivo, ma anche nella realtà, hanno soppiantato gli sceicchi. Come si comportano?
«A Capri, almeno nei nostri alberghi, non se ne vedono poi tanti. Così come non si sono mai visti tantissimi arabi».
Come lo spiega, considerato l’antico legame tra l’isola e la Russia?
«Che dire? Forse settant’anni di comunismo hanno pesato molto. Hanno creato una frattura storica molto profonda. D’altra parte i russi che venivano a Capri un secolo fa non erano sempre persone facoltose. Prendiamo il grandissimo Maksim Gor’kij: non era certamente un miliardario. Spesso Capri adottava questi grandi personaggi e li faceva sentire a casa».
Per un imprenditore di successo come lei, che spazio deve avere la cultura a Capri?
«Uno spazio importante. Per questo credo che sia necessario rimettere a disposizione della comunità isolana una struttura come la Certosa, dove ho avuto la fortuna di frequentare il liceo classico. Purtroppo le sabbie mobili della burocrazia l’hanno finora impedito. Ma penso anche a Villa Jovis, che benché decentrata, potrebbe costituire un punto di riferimento importante. Naturalmente anche gli imprenditori devono offrire un contributo. Noi, per esempio, abbiamo sempre offerto ospitalità ad eventi importanti e qualificanti. Esemplare è l’attività svolta dal titolari della libreria La Conchiglia. Siamo stati onorati per esempio di ospitare recentemente lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua. Anche la lectura Dantis di Cacciari (ieri all’hotel Caesar Augustus di Anacapri, ndr) è stata un’iniziativa di grande livello culturale».
Se la sente di assicurare a Cacciari che a Capri la barbarie non prevarrà?
«Ne sono sicuro. Come ha sempre ripetuto mio padre, Capri ha uno stomaco così forte che riuscirà sempre a digerire qualsiasi cosa».

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