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3 August 2024

PERDURANTE, a cinque anni dalla scomparsa di Francesco

di Raffaele Aragona

L’anniversario. Il 3 agosto del 2019 ci lasciava il versatile giornalista-scrittore-traduttore ed anche chitarrista rock

Un volumetto dedicato a Francesco Durante pochi mesi dopo la sua improvvisa scomparsa (3 agosto 2019) reca il titolo perdurante. Un titolo significativo anche legato al logo di Giuseppe Durante che segnò con quell’«infinito» orizzontale l’eccezionale festival «Salerno letteratura» ideato e condotto da Francesco per sette edizioni, fino all’ultima del 2019. Il libricino raccoglieva testimonianze fuori da ogni forma di tristezza ed è per questo che, anche nel titolo, si volle “giocare”, proprio a indicare il continuo riprodursi del ricordo; esso era edito dall’«Opificio di Letteratura Potenziale», gruppo del quale Francesco era entrato a far parte, a buon diritto, in virtù della sua poliedrica attività che spaziava su vari fronti. Molti certamente ben noti, come traduttore di autori americani, primo fra tutti John Fante e altri (Bret Easton Ellis, Raymond Carver, William Somerset Maugham); e pure come curatore dei Meridiani per John Fante e per Domenico Rea. Si è detto tanto altrove di altri suoi lavori di impegno come Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti, dei romanzi Scuorno, I napolitani e Oh, Capitano.

Qui si vuol dire di aspetti meno noti di questo amico anacaprese-friulano-napoletano, giornalista, scrittore, saggista, americanista, critico letterario, traduttore, filologo, docente universitario, direttore editoriale, direttore artistico di festival, geografo per diletto (neppure il rock gli fu estraneo): il suo ricordo, dopo un lustro, continua a essere vivo.

I miei primi incontri con Francesco risalgono agli anni 1986-87 quando, nella redazione Cultura di via Chiatamone, ci si divertiva con le pagine de ll Mattino del Sabato, dove trovavano spazio originali argomenti di linguistica divertente con le esilaranti presenze di Antonio Fiore e di Pietro Treccagnoli, nonché con i briosi interventi di compagni di redazione e non.

È in quegli anni che Francesco rivelò anche la sua cultura filologica con un volumetto ormai quasi introvabile: Il sogno del segno. Sonetti per bisticci dal Duecento al Seicento(ed. caprienigma, 1988); io ebbi il piacere di esserne l’editor, affascinato dalle dotte notazioni condotte sui componimenti di una trentina di autori di quei secoli; un’originale raccolta spunto e il filo conduttore per un compiuto discorso sulla paronomàsia attraverso un’attenta analisi filologica. Di quegli autori (da Luigi Groto a Girolamo Musici, da Gennaro Grosso a Ludovico Leporeo) Durante esponeva sessanta sonetti illustrati come testimonianza di un quasi-genere nel quale il «bisticcio», nasco-sto nel sottoscala della tradizione letteraria, è uno dei generi che d’improvviso possono saltare agli occhi dei curiosi di vecchie carte.

Qualche anno prima (1986), con un’erudita presentazione, Durante aveva curato per le edizioni «Cancroregina», un libretto: Dialogo anagrammico dell’alchimia di Gennaro Grosso, «dottor e poeta napolitano» del Seicento, protagonista del foro napoletano e membro dell’Accademia degli Oziosi. Oltre agli anagrammi denunciati dal titolo, Durante faceva rilevare anche diverse combinazioni «giocose» che, in quei tempi di influenza culturale spagnola, sfidavano le invenzioni di Baltasar Gracián e di Francisco de Quevedo.

Fu invece nel libricino Donnacrapa catoblepa (La Conchiglia,1993) che Francesco si lasciò andare a tante allegre, ironiche e spensierate composizioni dedicate alla sua Isola, un caleidoscopio di taglienti ironie sull’isola di Capri solita a prendersi troppo sul serio. Tra l’altro, quarantadue endecasillabi che riportano di séguito tutte le 142 isole italiane, tra le quali spicca l’implicito riferimento alla «sua», come è detto negli ultimi due versi: li Galli, Santo Stefano, Cirella…/ una ne manca, forse la più bella. Sorprese l’uso del termine «catoblepa» che soltanto nel 2013 tornò noto perché usato da Fabrizio Barca. Durante spiega in una postilla che il «Catoblepa» è una specie di gnu, «un autentico portento naturale, la cui lentezza sarebbe tale da accorgersi d’esser morto sette giorni dopo il decesso; e allora cade dall’albero, che in modo del tutto incongruo ancora si ostinava ad abitare». E con ciò potrebbero essere evidenti le allusioni al nostro mondo politico. Il libricino contiene altre simpatiche e argute invenzioni: arditi limerick e divertenti quartine composte alla maniera del magistrato borbonico Ferdinando Incarriga, un altro protagonista del foro napoletano che catturò l’attenzione di Durante in tante sue successive giocose invenzioni. La sua isola fu anche oggetto di uno scritto più «serio», una Storia letteraria dell’isola di Capri (Il richiamo azzurro, La Conchiglia, 2000), accorta e approfondita rassegna di scrittori, poeti e giornalisti che hanno scritto su Capri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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