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28 Ottobre 2014

L’isola sempre più laboratorio di culture, dice Ausilia Veneruso, che con Riccardo Esposito ha fatto nascere ‘La Conchiglia’.

di Ermanno Corsi

Ogni libro è un isola. Idea molto suggestiva, ma perché? Ausilia Veneruso, “signora del libro” per definizione e per unanime investitura, non aspettava una domanda più gradita. Con un espressione gioiosa risponde subito: “Perché ogni libro ha una sua completezza; è un piccolo grande universo con un’anima che deve continuamente agire e aprirsi al mondo”. Visto che parliamo di Capri, qual è la vera anima, quale lo spirito segreto dell’isola? La risposta attiene a una vocazione del tutto naturale: “Diventare sempre più una comunità che respira Italia e mondo”. Il progetto è fra i più ambiziosi. Ma Ausilia è una donna di fermi propositi. E ora, più che mai, ha un’idea molto chiara del ruolo che Capri deve svolgere con coerente determinazione. “L’isola deve cercare il proprio futuro fra tradizione e modernità. La posizione di centralità nel Mediterraneo la rende una porta verso l’Oriente. Del resto lo aveva già capito, a suo tempo, l’imperatore Tiberio”.
L’ambizioso progetto è sulla buona strada. I numeri gli danno ragione. Li rappresenta, anche come efficace metafora, una Conchiglia che, nella sua natura, è bivalve: due anime, due sirene, simbolo della conoscenza che ha sempre più facce le quali, però, sanno “complementarizzarsi” bene. Due anime, due nomi: Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito bibliofilo con attitudine manageriale. Lei caprese di seconda generazione (“per via materna”, precisa), lui da molti più anni. La loro via di Damasco è stata la via luminosa della promozione culturale e libraria. Oggi i numeri della sfida vinta sono i ventimila volumi contenuti nelle quattro librerie e i 350 titoli in catalogo pubblicati dalla casa editrice. Due le date di una storia straordinaria e affascinante: quella di 35 anni fa quando si affacciò il primo punto di vendita e quella del 1989 quando incominciò a muovere i primi passi la casa editrice. Racconta Ausilia: “Abbiamo sempre lavorato su due piani che si intrecciavano: il recupero della storia e della identità caprese, ma non come valore da relegare nostalgicamente nel passato dell’isola, bensì come necessaria riflessione sulla nostra attualità e proiezione nel futuro”. Venivano così riproposti i testi dei grandi autori, italiani e stranieri, che sull’isola e
dall’isola avevano tratto nuovi motivi di ispirazione e voglia di vivere. “Naturalmente, circolavano di più gli autori internazionali nei periodi in cui più forte era, sull’isola, la presenza dei turisti stranieri”. All’occorrenza, però, il richiamo specifico alle “stagioni” di Capri veniva integrato con l’editoria in proprio. E qui un altro coinvolgente viaggio delle parole e delle idee. “Abbiamo incominciato con ‘Scrittori stranieri a Capri’ e ‘Miti, uomini e donne di Capri’: due testi di Ettore Settanni, un intellettuale raffinato e a tutto tondo, molto apprezzato da Joyce”. La più recente pubblicazione è il libro di Marcella Leone De Andreis, apprezzata vaticanista, che ha scritto ‘Capri 1950 vita, dolce vita’. “Quando abbiamo incominciato questa attività editoriale – racconta Ausilia – avevamo ben presenti due nomi: quello di Gaspare Casella, con la sua famosa libreria napoletana, un maestro per tutti i librai, e quello di Edwin Cerio: quando parlo dei suoi libri dico che è stato il grande sacerdote di questa particolare religione che si chiama Capri”. Determinante però per il successo, sull’isola ma soprattutto fuori di essa, è ciò che la Conchiglia (librerie, casa editrice e, dai primi anni Novanta, l’Associazione culturale tutta rivolta alla simbologia dell’isola) ha investito di proprio: la volontà di resistere e guardare in avanti, mai venuta meno anche in momenti oggettivamente non facili. Una esaltante vicenda che parte da quando, a otto anni, Ausilia fa l’acquaiola nel chiosco di famiglia (“si, vendevo acqua sulla piazza della funicolare”). Temperamento combattivo, dotata di particolare sensibilità sociale, a sedici anni è iscritta al Pci (“nella sezione di Sorrento”): una passione politica in cui l’antifascismo di famiglia si intreccia con le figure di Lenin, Togliatti e Giorgio Napolitano. Completata la prima formazione con la maturità classica, è il momento della scelta universitaria. Si iscrive alla facoltà di Fisica (“un incontro fra sensibilità umanistica e mente matematica”). Ma c’era anche la capacità organizzativa che premeva e che non poteva andare disattesa (“ho sempre preferito organizzare, anziché fare protagonismo; la macchina-partito mi è stata di grande insegnamento, è diventata la mia forma mentis”). Dopo una breve esperienza di Consigliere comunale (“sostituii per un certo tempo Gaetana Cantone, prestigiosa architetto”), è forte e incalzante il richiamo della operatività. Viene il momento in cui i libri hanno bisogno di maggiore spazio e nuove sedi, fino a quelle molto attraenti che hanno attualmente (via le Botteghe, via Camerelle “in controtendenza per quello che era il luogo delle griffe). I libri si collocano bene a Capri (“qui i bambini leggono di più grazie ai genitori e agli insegnanti”) e ad Anacapri (“per noi è stata una bella sorpresa”). Ma escono anche dall’isola azzurra per arrivare a Roma (“in via dei Pianellari, un quartiere di artigiani dietro piazza Navona”). Questo è, ora, il piccolo ma fantastico “regno” del figlio 36enne Vincenzo (“lui, con la molteplicità dei suoi interessi artistici, rappresenta la vita romana della nostra Conchiglia”). Ma un approdo a Napoli? Ausilia si raccoglie un momento e poi precisa: “La città esercita una grande attrazione. Noi, per un atto di rispetto, non abbiamo mai voluto sovrapporci alle sue librerie. Oggi però, alla luce di quanto accaduto soprattutto negli ultimi mesi, una nuova riflessione va fatta. Del resto a palazzo Marigliano abbiamo due depositi che potrebbero servire come preesistenza e punto di avvio”. Dal 1981 tanta strada è stata fatta (“abbiamo recuperato la memoria di Capri come condizione per andare incontro al futuro; se questo è conservatorismo, è conservatorismo positivo, non un felliniano e pur comprensibile amarcord”). Non è mancata una certa mutazione sociale: “La Capri di allora era frequentata prevalentemente da italiani di media e colta borghesia; oggi c’è il grande ritorno degli americani con la forte presenza dei russi e degli arabi”. Per questo si pubblicheranno sempre più libri in lingua straniera, specie inglese. Il futuro si avvicina. Da isola di rocce, all’orizzonte c’è la Capri delle idee, della creatività con tanti filoni sensibili, dei fermenti culturali a tutto campo, delle mode che fanno tendenza. L’isola dove ogni forma di intelligenza trova una patria. “Il nostro negozio nella porta della piazzetta – conclude Ausilia – è indicativo. Da Capri non si può andare via. Il nostro compito sarà sempre più quello di portare la storia dell’isola dentro tutte le sue case e, naturalmente, quelle oltre l’isola”.

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