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La Dolce Vita di Capri e dei suoi protagonisti

L'isola negli anni Cinquanta

Personaggi, scandali e mode

Gli anni Cinquanta sono stati per Capri l’età dell’oro. Si può ben dire che quel periodo di vitalità, joie de vivre e amore per gli eccessi, che in Italia prenderà il nome di “dolce vita” e che connoterà un’epoca indimenticabile della storia del nostro paese, sia nato nella piccola isola molto prima, addirittura negli anni a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale. Capri negli anni Cinquanta è un mondo fatto da élite ed eccellenze in ogni campo e di ogni paese, in cui spiccano le figure di re Farouk d’Egitto, habitué dell’isola anche dopo l’abdicazione, dello scrittore Graham Greene che siede sempre allo stesso tavolo del suo ristorante preferito, e dell’industriale Gazzoni, che gira in portantina mentre Edda Mussolini Ciano prende ogni sera l’aperitivo in Piazzetta a pochi tavoli dal generale Pietro Badoglio e dal mafioso Lucky Luciano protetto dai suoi scagnozzi. Palma Bucarelli, la mitica direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, tiene banco circondata dai suoi ammiratori, mentre l’attrice Rita Hayworth, “l’atomica”, cammina per le viuzze capresi seguita da una folla adorante e Aristotele Onassis guadagna a grandi passi il centro del paese con la moglie Tina e con Maria Callas per cui ha perso la testa. E come dimenticare Malaparte che deve abbandonare l’Isola scortato dai Carabinieri per sfuggire all’ira dei capresi, il poeta cileno Pablo Neruda sorvegliato dalla Polizia per le sue idee sovversive, e il pio Ministro dell’Interno Mario Scelba, severo fustigatore di costumi e nemico giurato degli slip da bagno?

L’isola degli Uranisti

Alla ricerca della metà perduta

Amazzoni, omosessuali e dandy

Capri “la cosmopolita” è rappresentata tra Ottocento e Novecento da una folta schiera di poeti, scrittori e artisti, più o meno celebri, ma anche di semplici “deragliati” che con la loro opera, la loro vita, le loro dimore, contribuiscono ancora adesso a identificare il Genius loci di un’isola spazio non reale ma metafisico, dove convivono, in perfetta osmosi, l’elemento maschile con quello femminile. L’isola, e quest’isola in particolare, così si rivela come un Ibrido, un Emrafrodito.

L’attrazione esercitata si è coperta, o si è giustificata nel tempo, con la fama di Capri quale sede delle nefandezze e trasgressioni tiberiane e di una presunta sopravvivenza, tra la popolazione locale, di costumi sessuali “greci”, ma anche e soprattutto con la convinzione che l’Isola offrisse protezione, accoglienza e libertà per chi in patria aveva avuto problemi da comportamenti sessuali scandalosi o illeciti.

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