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21 Agosto 2014

Ritratto della dolce vita a Capri – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Favolosi certamente i primi anni del dopoguerra nell’Isola azzurra, ma anche pieni di asprezze, di rivalità, di mugugni o di inutili ostentazioni dicenso. È un diorama abbagliante il libro (illustratissimo) di Marcella Leone de Andreis «Capri 1950. Vita Dolce Vita. Personaggi e imprese sull’Isola negli anni Cinquanta» (prefazione di Raffaele La Cipria. Edizioni La Conchiglia) e allo stesso tempo un prontuario di smemorata futilità tra localini alla moda, eleganti dimore arrampicate sulla roccia, divertite escursioni in groppa ad un paziente asinello, e gli dei e i semidei e i parvenu che fanno passerella in piazzetta in allegra promiscuità, perché la stagione estiva è breve e presto verranno tempi uggiosi. Nel libro della de Andreis gli inarrivabili protagonisti degli anni Cinquanta ci sono tutti o quasi tutti (ne manca forse qualcuno all’appello, come Veit Harlan ad esempio, il famigerato regista di «Süss l’ebreo» sempre in compagnia della moglie Kristina Söderbaum), da Rudy Crespi a Dado Ruspoli (sfottuto da Comencini nel film «L’imperatore di Capri»; a rifargli il verso è Galeazzo Benti nel ruolo di Dodo della Baggina), a Bob Hornstein, a Pupetto Sirignano, a Curzio Malaparte, a Emilio Pucci. Le «imperatrici» abbondano: Mona Bismarck, Doris Pignatelli, Gracie Fields, Graziella Lonardi, Consuelo Crespi, Palma Bucarelli. Quest’ultima sprizza veleno nei confronti di Elsa Morante («una brutta letteratoide con una voce sgradevole»), ma pettegolezzi e cattiverie sono il corrispettivo dell’insularità. La vita di ogni giorno quale si svolge nel continente è lontana, qui, sulla scena della «dolce vita» conta la finzione, la malignità recitata nel cerchio delle amicizie, tra chiacchiere svagate e cocktail mandati giù con disinvoltura sul margine della notte. La «Canzone del mare» di Gracie Fields, inaugurata nel luglio del 1950, diventa subito richiamo inarrestabile per i mondanissimi cultori del sole, oltre che impagabile set cinematografico con lo sfondo ovvio dei Faraglioni. Negli anni Cinquanta non si contano le pellicole girate a Capri. Film arditissimi per quell’epoca, come «Accadde in settembre» (1951). con Joseph Cotten e Jean Fontaine che si abbracciano sensualmente a Marina Piccola violando le convenzioni del rigidissimo Codice Hays. Dal punto di vista cinematografico, il decennio della dolce vita caprese si chiuderà con il film «La baia di Napoli». Questa volta ad amarsi sono il maturo Clark Glable e la magnifica Sophia Loren, allora ventiquattrenne.

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