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1 Marzo 2016

Ridi pagliaccio! di Francesco Canessa – BLOW UP.

di Giovanni Vacca

La vita di Enrico Caruso è da sempre avvolta da una nube di dicerie, aneddoti e testimonianze più o meno attendibili, in un processo di gigantesca affabulazione collettiva che ha contrassegnato la sua irripetibile avventura umana e artistica: cantante di strada e poi star mondiale dell’epoca, inventore della figura del moderno tenore e personaggio determinante nello sviluppo dell’industria discografica, poverissimo a Napoli e ricchissimo in America, grazie al successo che gli arrise soprattutto quando fu di casa al Metropolitan di New York agli inizi del secolo scorso. Attorno a questi dati è stata costruita nel tempo la sua biografia, accreditando un’immagine dell’uomo in linea con una certa retorica ed una serie di luoghi comuni che da sempre contribuiscono a forgiare l’oleografia napoletana: il pubblico ostile al suo debutto napoletano che lo indusse a non esibirsi più nella sua città, la nostalgia che lo spinse a cantare e registrare canzoni napoletane, la sua natura “popolare” che lo voleva sempre persona semplice e ingenua. Questo libro tenta, riuscendoci, di riscrivere la vita di Caruso demolendo questi luoghi comuni e mostrando un’altra storia sulla base dei documenti dell’epoca e della storia della stessa famiglia dell’autore, una famiglia di antiquari napoletani, che in più riprese ha incrociato quella del grande cantante napoletano. Canessa, che si è sempre occupato di opera ed è stato sovraintendente del Teatro San Carlo di Napoli dal 1982 al 2001, era dunque l’uomo che ci voleva per rileggere Caruso smontando questa ossificata tradizione biografica che da sempre lo circonda in un nome di un patetismo ormai inaccettabile. Ridi pagliaccio! ripercorre in particolare gli ultimi anni di Caruso, gettando uno sguardo lucido e disincantato anche sui meccanismi di mercato che furono dietro alla costruzione del suo mito. Non mancano, infine, riflessioni specificamente tecniche sulla vocalità operistica e sulle innovazioni che Caruso apportò. Un lavoro molto ben scritto, insomma, convincente nelle sue formulazioni e da consigliare senz’altro a chi volesse ripercorrere un formidabile periodo della storia musicale italiana, quando, grazie a Caruso ma anche all’impresario Gatti Casazza e ad Arturo Toscanini, “il tricolore sventolava sul più importante teatro d’America”.

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