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La guerra di Capri tra Murat e Napoleone – LA REPUBBLICA
di Paolo Frascani
Ci sono tanti modi per riagganciare il passato al presente dell’isola che si staglia davanti al litorale di via Caracciolo. Capri, non solo per noi, è fonte inesauribile di memorie, racconti, percezioni, che aiutano a comprendere il modo in cui il suo “mito” si è configurato nel tempo. Raramente la disamina di queste fonti è stata mossa dall’intenzione di guardare alla storia dell’isola e estraendola dall’emarginante contesto di piccola comunità agricola o avamposto di traffici contrabbandieri del grande mercato della Napoli capitale per renderla, soltanto per pochi giorni, protagonista di una Storia più ampia e significativa, anche sul piano internazionale.
E’ questo l’approccio scelto da Gabriele Della Morte, napoletano, docente di diritto internazionale, assiduo frequentatore dell’isola e cultore delle sue memorie, nel testo dato recentemente alle stampe con la prefazione di Luigi Mascilli Migliorini. (“Ogni resistenza è vana”, 2021, Edizioni La Conchiglia). Nel libro egli ricostruisce un episodio del conflitto anglo-inglese, verificatosi a pochi mesi di distanza dall’attribuzione del titolo di re di Napoli a Gioacchino Murat, valoroso protagonista di molte battaglie napoleoniche e marito di Carolina, sorella dell’imperatore Napoleone Bonaparte.
Nel 1806 Capri era occupata da una guardnigione inglese, diventando un pericoloso caposaldo della flotta britannica, saldamente insediata in Sicilia. Murat punta a espugnarla organizzando una minuziosa operazione di barco in un difficile contesto di fortificazioni armate, tra il centro dell’isola e Anacapri. I fatti riguardano il successo delle truppe francesi, più o meno arditamente sbarcate in punti diversi dell’isola, ma non si esauriscono nelle iconografie, spesso retoriche, del primo Ottocento: Murat che scruta Capri a un tiro di schioppo dalla vicina Massalubrense, attorniato dai suoi ufficiali, sullo sfondo di un cielo rosso, solcato dai lampi delle cannonate.
Attingendo a una vasta gamma di informazioni, l’autore guarda ai retroscena ricostruendoli da varie angolazioni: il muoversi delle forze contrapposte in campo aperto, il minuzioso svolgersi delle trattative tra i generali inglesi e francesi, la reazione delle comunità isolane ai guasti operati dai combattimenti. Il tutto narrando, in modo chiaro e dettagliato, il dipanarsi degli eventi, scanditi dal ritmo delle liturgie militari e regolati, al tempo stesso, da retroscena poco evidenziati dalla cronaca storica.
La trama del racconto che l’autore riesce a consegnarci si snoda le logiche dei protagonisti di primo piano: Murat, Napoleone, l’ammiraglio inglese; ma si fonda anche sulla capacità/incapacità dei comandanti sul campo di operare, scegliendo tra onore e convenienza e sottraendosi alle suggestioni di personaggi politici che si muovono tra Napoli e Parigi: il Corso, Antonio Saliceti, «autentico innovatore in una tecnica risolutiva delle situazioni di conflitto: lo spionaggio e, ancor più il contro-spionaggio…, esercitato attraverso la diffusione mirata di notizie strategiche che preludono le azioni belliche»; il comandante della guarnigione inglese Hudson Lowe, destinato a diventare, poi, il guardiano/tiranno di Napoleone, relegato nell’isola di Sant’Elena.
Protagonisti tutti, come osserva l’autore, di un conflitto solo in apparenza minore, la cui eco internazionale è destinata ad ampliarsi negli anni seguenti. Ma pure espressione di un modo di “fare storia” che restituisce dignità e spessore alle vicende militari, rinchiuse spesso nelle angustie vicissitudinidell’Histoire Combat, se non ignorate. E’ merito di Della Morte averle illustrate in altro modo, rendendole ancora vive nel nostro presente. Le pagine finali mettono a confronto le “tracce di vita” riscontrate nei documenti del tempo, con l’attualità del suo “sentire isolano”: un insieme indistinto di vitalità e malinconia.
Ed egli si chiede se i giovani soldati di quel tempo, ne fossero, come lui, toccati. Per questo non c’è risposta, ma la domanda in sé, attesta che “la ricerca” ha avuto buon esito: il passato di Capri è entrato a far parte della percezione del nostro presente. Anche grazie a una “guerra” lontana e dimenticata.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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