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6 Luglio 2024

Le fiabe di Capri, con le sirene anche le streghe – LA REPUBBLICA NAPOLI

di Stella Cervasio

Le fiabe di Capri con le sirene anche le streghe
Le creature fantastiche – fate, folletti, orchi – tradotte nelle loro varie e numerose versioni “localistiche” – sono, dice l’antropologo Giovanni Gugg, «una forma di rassicurazione», perché spiegano quello che ci è accaduto o che accade intorno a noi in assenza di una motivazione scientifica». A proposito di “traduzioni” localistiche ce n’è una bellissima che riscontriamo: il demone malvagio detto “Manalonga”. Una donna (e questo la dice lunga su quanto la tradizione consideri il genere femminile) che, annidata in un pozzo, tira giù risucchiandolo chi si avvicina. Ricorderete “It” di Stephen ring, dove incombe, nascosto nelle caditoie di strada, Pennywise, un essere antichissimo che risiede nel Macroverso in una zona chiamata “I Pozzi Neri”, come spiega il grande maestro dell’horror americano. E che agisce allo stesso modo di “Manalonga”: rapisce i bambini trascinandoli nelle fogne. Ci sarebbe la componente “cloyne” da cui deriverebbe clown, ma il discorso si allungherebbe troppo (forse ha colto nel segno il film del 2013 prodotto da Eli Roth). È uscito da poco da quella miniera di titoli per conoscere l’isola azzurra che è l’editrice La Conchiglia, il libro “Capri. L’isola delle fiabe”, sottotitolo: Leggende, spiriti, janare e munacielli nelle opere di Heinrich Zschalig e Isabella Emerson, con traduzioni, selezioni e introduzioni di Renato Esposito e Riccardo Esposito, accompagnate da un intervento di Dieter Richter e con un’intervista a Giovanni Gugg. È un libro che nasce questa volta non dai fatti e dalla storia che Capri produce in quantità industriale sotto forma di pagine che ne aiutano la comprensione, ma da parole della sua oralità. Parole raccolte da Heinrich Zschalig “L’isola delle fiabe. Fiabe, leggende e altre poesie popolari a Capri” pubblicato a Dresda nel 1925, e da Isabella Emerson nel libro “Isola incantata” (1934), della quale si conosce solo un altro titolo del 1937, “La casa delle tarantole”. I due ricercatori hanno in comune, con la raccolta che dichiarano di aver effettuato tra i narratori “orali”, la Sheherazade caprese, “la bella Carmelina” danzatrice di tarantella e grande raccontatrice di storie e leggende tramandate a voce. Tesori nascosti in luoghi pericolosi (poteva mai essere il contrario?), serpenti che, presi di mira da quelli che oggi chiameremmo bracconieri, spariscono allontanando i cacciatori dalla zona per sempre; vendette di uccelli contro i loro seviziatori, che, va detto, è una storia che calza perfettamente con le vicende di Capri, dove Axel Munthe – grande amico degli animali – comprò il bosco di San Michele, ad Anacapri per sottrarre alle reti degli uccellatori i migratori e gli stanziali, che sono la colonna sonora sinfonica di quella meravigliosa isola. La fiaba che può sedurre di più? Chi, come chi scrive, ama Henry James e Shirley Jackson, dirà “La messa degli spiriti alla chiesa di Santo Stefano”: una vecchia signora partecipa per sbaglio a una messa di mezzanotte e riconosce una sua madrina morta anni prima. I “non praticanti” della religione sono condannati a un purgatorio fatto di messe eterne, con contrappasso dantesco. Più che la morale della favola, apprezziamo naturalmente la scena degli spiriti che affollano la scenografica ex cattedrale dalle tante cupole. Renato Esposito spiega bene che cosa sia la “jonta”: l’aggiunta che a Capri (ma forse anche altrove) viene applicata come un ricamo alla storia, se la si ritiene troppo nuda e cruda o se semplicemente la si vuole integrare come meglio si ritiene. Jonta sicura è quella che Carmelina fa al proprio racconto riportato da Isabella Emerson. Un racconto che passa con uno scivolamento molto interessante dalla biografia personale al metafisico: “Signora, sono l’ultima di diciotto figli, tutti morti fuorché me e mia sorella maggiore…” e da quest’annotazione personale si trascolora nel “cunto” mettendo in corto circuito la realtà con l’irrealtà. C’è qualcosa di surreale – continua Carmelina – che in quella casa dove la famiglia numerosa abitava ammazzava i figli della coppia. Il mistero va scoperto. In queste storie gli animali condividono il mistero con gli umani: epoche passate in cui la natura era molto più vicina agli uomini e viceversa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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