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Anacapri – LA REPUBBLICA NAPOLI
di Pier Luigi Razzano
Se vedete un cane o un gatto ridere, benvenuti ad Anacapri. Uno tra i tanti piccoli miracoli quotidiani che addolciva l’animo di Elsa Morante quando soggiornava sull’isola negli anni Trenta, scegliendo Villa Ceselle, lontana dalla pazza folla e dal glamour della Piazzetta. Anacapri, dove dopo violente piogge esplodeva «un profumo così forte che davvero ubriaca», scriveva la Morante. All’altra parte del paradiso, all’isola nell’isola, dopo approfonditi e appassionatissimi studi, Riccardo Esposito, nume culturale di Capri, editore con Ausilia Veneruso de La Conchiglia, ha appena scritto “Anacapri” (Edizioni La Conchiglia), un volume ricco di storia, immagini d’epoca, dipinti, carte topografiche, brani di esaltati viaggiatori, in cui dettaglia e fa luce sull’identità costitutiva, alternativa della folta comunità che vive da secoli sotto al massiccio del Monte Solaro. «Capri è un’isola duale, ha al suo interno due parti diverse che compongono un tutt’uno, che convivono, ma separate nelle loro caratteristiche precise. In un’epoca di fortissima omologazione è necessario riaffermare la nettezza di elementi storici, culturali, ambientali che delineano il profilo, così si possono stabilire contatti, superare anacronistiche divisioni legate a stereotipi su quelli di sopra e quelli di sotto», spiega Esposito. Storia lunga, suggestiva, fortissima di Anacapri, dalle tracce di abitanti in epoca neolitica, ai ritrovamenti archeologici del periodo greco, risalenti al V secolo, nella zona di Damecuta e Orrico, che prosegue nei secoli, nel Medioevo, quando eredita il grande sapere marittimo di Amalfi. «E ad Anacapri fiorì un’importante ingegneria marina, con sapienti marinai che navigavano nel Mediterraneo e aprivano la loro visione, un elemento storico che mette da parte stereotipi legati agli anacapresi come gente di montagna, di campagna, con carattere chiuso. Successivamente, per vari fattori, c’è stato un ripiegamento nell’interno, dedicandosi all’agricoltura», prosegue Esposito. Tante le visioni edulcorate o posticce affibbiate ad Anacapri che si distanziò da Capri scegliendosi come patrono Sant’Antonio, protettore dei navigatori; collegata al comune amico, nemico, dalla splendida scala fenicia e poi nel 1877 dalla carrabile. «La dimensione duale di Capri è data da episodi di enorme contrasto, con le cronache di grandi lotte, impiccagioni, squartamenti, da una parte e dall’altra. Gli Angioini fecero costruire una torre per difendere Anacapri dalle incursioni dei capresi, ma ci sono anche grandi esempi di compattezza nel fronteggiare nemici esterni, come i saraceni». Vicine, diverse, due isole in una: Anacapri descritta musicalmente da Debussy nei suoi preludi per pianoforte solista, scelta da numerosi artisti e scrittori come Graham Greene o Compton Mackenzie per la sua natura energica importante per l’ispirazione, e che vuole trapiantare nel futuro il suo grande passato. «Per l’isola tutta il ruolo e l’identità di Anacapri è necessaria, uno spirito che va salvaguardato, compreso nel profondo, è un esempio che indica una via verso lo sviluppo sostenibile, per essere attenti a un’urbanistica cieca e selvaggia. Il futuro dell’isola passa per Anacapri, e la sua storia».
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