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26 Luglio 2016

Ecco Capri nell’anno Tremila, così Wells ne narrò l’apocalisse – LA REPUBBLICA NAPOLI

di Pier Luigi Razzano

 

Ripubblicato “Un sogno di Armageddon” il libro che lo scrittore inglese ambientò sull’isola

 

Anno 3000 dopo Cristo, apocalisse a Capri. Il cielo sopra l’isola si fa spettrale, annerito da uno sciame di aerei che sorveglia la popolazione. Dagli altoparlanti disposti ovunque sull’isola solo un’unica, ripetitiva canzone di propaganda che inneggia alla guerra. Tra le stradine risuona agghiacciante la marcia delle truppe del dittatore Evesham. Ben prima degli scenari distopici prefigurati da Jack London nel “Tallone di ferro” e da Eugenij Zamjatin in “Noi” agli inizi del Novecento, con oltre 30 anni di anticipo su “Il mondo nuovo” di Huxley e l’incubo orwelliano di “1984”, H.G. Wells, che si era spinto fino all’anno 802.701 con “La macchina del tempo” per raccontare la distruzione dell’umanità dominata dalla tecnologia, scrisse nel 1901 il lungo racconto “Un sogno di Armageddon”, appena ripubblicato dall’Edizioni La Conchiglia, a cura di RiccardoEsposito. L’immaginazione di Wells, come nell’“Isola del dottor Moreau” e “La guerra dei mondi” che già lo avevano reso celebre ovunque, andò ancora una volta oltre la realtà, partendo sempre da essa per individuarne lo sviluppo, eventualità concrete e sconcertanti, così nacque la storia di due borghesi inglesi, alla fine dell’Ottocento, su un treno diretto da Rugby a Euston, che discutono tra loro di sogni, finché Cooper non confida all’altro di averne avuto uno, reiterato notte dopo notte, talmente vivido, reale, che ancora ne ricorda i dettagli, come la bellezza della luce di Capri. Nel sogno è proiettato in un imprecisato anno futuro, forse è il 3000, ha un altro nome, si chiama Hedon, ed è un potente uomo politico del Nord che ha deciso di allontanarsi dalle sue responsabilità governative fuggendo per amore a Capri. L’isola ha la sua inimitabile vegetazione lussureggiante, ma è anche stravolta dal turismo, fenomeno sempre più di massa. «Tutta l’Isola era un solo enorme albergo […] Chilometri di alberghi galleggianti ed enormi piazzole dove atterravano macchine volanti. La chiamavano una Città dei Piaceri ». Wells procede con descrizioni dei Faraglioni, indugia sulle abitudini dei due amanti che hanno eletto a luogo preferito la Grotta del Bove Marino, fanno passeggiate – «eravamo arrivati sopra alla “Città dei Piaceri”, vicino alla cima del Monte Solaro e guardavamo verso la baia. Era tardo pomeriggio e il cielo era limpido. Verso sinistra, lontana, Ischia era appesa in una foschia dorata tra cielo e mare, e Napoli spiccava fredda e bianca contro le colline, e davanti a noi c’era il Vesuvio con un pennacchio alto e sottile che si diradava verso sud, e le rovine di Torre Annunziata e Castellammare scintillanti e vicine» – ma sull’isola si addensano nuvole minacciose, il capo del governo Evesham ha deciso di scatenare una guerra mondiale. L’avanzata delle truppe è rapida e spietata, cannoni da guerra sono disposti sull’isola, in volo si alzano macchine volanti, anche Capri è conquistata dall’incubo totalitario.

I due amanti decidono di fuggire via mare verso Salerno, si accorgono che anche Napoli è sotto occupazione, sulla terra ferma solo distruzione e morte, inseguiti dai militari riescono ad arrivare a Paestum, si rifugiano tra i templi, «un luogo così piatto e desolato che si riuscivano a vedere in lontananza gli eucalipti in un boschetto fino alle radici». Ma l’orrore della guerra arriva ovunque, anche lì, porta verso la morte i due amanti, rendendo il sogno un incubo dai contorni sempre più reali.

 

Le Ricerche

Incerte, frammentarie, anche dubbie le notizie sul soggiorno di H.G. Wells a Capri, nonostante le scrupolose e precise descrizioni della geografia dell’isola, a partire dalle rifrazioni del sole sul Monte Solaro. Evidente è, scrive Riccardo Esposito nella prefazione, l’influenza di autori di epoca classica, su tutti Svetonio, e un’approfondita lettura di Wells delle “Vite dei Cesari”. Infatti la “Città dei Piaceri” dell’ipotetico e lontano futuro raccontato in “Un sogno di Armageddon” richiama all’Apragopolis, Capri come “Città del dolce far niente” secondo l’Imperatore Augusto. Altro riferimento tra Wells e l’antichità è la scelta del protagonista del racconto di rifugiarsi a Capri, che in controluce rievoca la decisione di Tiberio, disilluso dagli inganni della politica. Capri, così, nella visione di Wells, è l’ultimo angolo di paradiso, ma che è diventata un unico albergo preda di assalti turistici, poi dei militari, e mostra il suo lato oscuro, specchio dei turbamenti dell’uomo di inizio Novecento. Inoltre è di quegli stessi anni, del 1903, un altro racconto, “Il ghigno”, di Hanns Ewers, dandy amante dell’isola, scrittore tedesco che rinnovò le inquietudini di Hoffmann e Meyrink descrivendo l’incontro con Oscar Wilde, reduce dalle infamie subìte con il processo e il carcere a Reading, che si aggira mortificato per Capri, inseguito da voci che provengono dall’incantevole Grotta del Bove Marino, tramutata in antro spettrale.

 

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