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La Capri di Munthe ancora da scoprire – LA REPUBBLICA NAPOLI
di Pier Luigi Razzano
Fu impossibile ignorare il richiamo. A convocarlo fu lo stesso spirito del luogo che duemila anni prima aveva sedotto Tiberio per fargli costruire molto più di una villa, ma un luogo dell’anima. Così un giorno si compì il destino del ventenne medico svedese Axel Munthe, in vacanza da Sorrento a Capri, che all’improvviso, come posseduto, chiese di essere portato fin su ad Anacapri, attratto da un’inspiegabile energia mai avvertita prima. Il racconto incredibile, su come Munthe decise che avrebbe a ogni costo acquistato il terreno del contadino mastro Vincenzo per edificare quella che poi sarà Villa San Michele, percorre per intero La storia di San Michele, best-seller con milioni di lettori in tutto il mondo fin dalla pubblicazione nel 1929, e appena proposto dall’Edizioni La Conchiglia in una nuova edizione arricchita da un’introduzione della nipote Katriona Munthe e una nota sulla prima traduttrice, Patricia Kelly Volterra, a cura di Igina Leoni. Il libro ancora oggi preserva un’aura misteriosa e sfuggente, è un’opera imprendibile, ribelle a farsi inquadrare in un preciso genere: perché La storia di San Michele è la precisa e dettagliata autobiografia di Munthe che su suggerimento di Henry James decise di raccontare la genesi del «più bel posto del mondo» ripercorrendo la propria vita dai giorni in cui era a Parigi e studiava alla Salpêtrière con il celebre neurologo Charcot, il successivo periodo in ospedale tra i malati di nevrosi, la parentesi mistica in Lapponia, l’improvvisa partenza per Napoli nel 1884 devastata dall’epidemia di colera per prestare soccorso, il rientro a Parigi con l’esercizio della professione al fianco di Charcot e l’utilizzo sperimentale dell’ipnosi, il ritorno a Capri nel 1887 per cominciare a costruire Villa San Michele, la necessità di soldi per proseguire con i lavori, il periodo a Roma e quello a Messina devastata dal terremoto del 1908, fino alla realizzazione del progetto e il trasferimento ad Anacapri. Tutto ciò che accade a Munthe durante la sua vita avventurosa non intacca mai l’obiettivo, in stanza a Parigi e ovunque vada ha con sé sempre una foto di Capri, non sente mai spegnersi la voce misteriosa che lo ha folgorato affidandogli quel compito più importante di ogni altra cosa. Allora il libro prende le sembianze del romanzo, è la storia appassionate della realizzazione di un destino, ogni evento sancisce la fusione tra uno spirito eletto e il luogo la cui unicità ha bisogno, per essere realizzata, di ogni sacrificio, di amore, di esclusività. Un soffio magico percorre ogni pietra di Villa San Michele. Ogni loggia, pergola, la cappella, il giardino, la casa sono la traduzione di un sogno che non ha mai abbandonato Munthe. Però il libro, con la scrittura dal ritmo magnetico, è anche un preciso quadro storico che inquadra numerosi eventi epocali e di frattura, come l’avvento della psicanalisi, la Grande Guerra che spazza via ogni certezza, il modo in cui la modernità compie un balzo veloce, quasi frenetico, già verso la fine dell’Ottocento. E ancora La storia di San Michele è una costante riflessione, con affondi saggistici, sul ruolo del medico e il rapporto che deve avere con gli umani tormenti, sia psichici che del corpo, con l’esercizio, da parte di Munthe, della compassione, stabilendo quindi un legame attento con l’anima dell’altro che è una delle prime strade alla guarigione. Ciò anche con il mondo animale, altra visione rivoluzionaria di Munthe che ne comprende a fondo le reali sofferenze. In chiusura di questa nuova edizione l’importante nota di Igina Leoni che ripercorre le vicissitudini della prima pubblicazione italiana, nel 1932, tre anni dopo l’uscita. Mentre nel mondo La storia di San Michele riscuoteva un clamoroso successo, l’Italia era l’unica esclusa. Munthe all’inizio aveva avuto qualche perplessità sulla traduzione in italiano, ritenendo che avrebbe snaturato lo spirito del libro, poi il rifiuto di Mondadori e la decisione dei Fratelli Treves di pubblicarlo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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