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21 Dicembre 2015

L’omaggio a Caruso di Francesco Canessa – IL ROMA

di Massimo Lo Iacono

Dal titolo dell’ultimo libro di Francesco Canessa, dedicato a Caruso appunto come ci dice la copertina, “Ridi pagliaccio – Vita, morte e miracoli di Enrico Caruso”, appena pubblicato per le “Edizioni La Conchiglia” di Capri, sembra proprio che si racconti solo del tenore più famoso di ogni tempo. Invece, con la consueta sensibilità e maestria, l’autore fa vivere un intero mondo di persone di cultura, artisti, persone umili e talvolta proprio brutte, che svolgono infinite attività, tra Napoli, Parigi e New York.

Il recupero della memoria cittadina.

Canessa aveva già abituato i suoi lettori da anni a libri di raro equilibrio, ampio respiro, in cui recupera gran parte della memoria cittadina in prospettiva amplissima, con puntualizzazioni, scoperte o riscoperte. Ponendo questa volta al centro della narrazione l’impegno nell’eliminare la leggenda del fallimento di Caruso al San Carlo, della sua promessa di non tornare più a cantare nella città natale, della sua contiguità ad ambienti poco raccomandabili che pure c’erano tra i migranti napoletani del primo Novecento negli Stati Uniti, lo scrittore mai abbandonando la sua prosa limpida ed espressiva che fa vivere oggetti e persone fino a farli diventare familiari nel ricordo di chi legge: è superata completamente la spigolosa posizione del polemista che vuole “rimettere le cose a posto”.

Personaggi tracciati in maniera umanissima.

Quindi è operoso l’attentissimo regista di eventi con tanti personaggi, sbalzati in maniera essenziale e funzionale, tracciati sempre in maniera umanissima anche nella negatività. Ed è buon mezzo registico farli parlare in prima persona con inserti tratti dai loro scritti. Sono quindi importanti anche le note, a completamento del racconto principale, e molto bene armonizzate con il resto. E ci sono spunti di Napoli ritrovata come l’atelier degli antiquari Canessa a Piazza dei Martiri con le vicende degli scavi di Boscoreale, la villa Reginella nella parte alta di via Tasso si direbbe, le fonderie Meuricoffre, a Resina etc, accanto a luoghi canonici di Napoli ed oltre. La musica è colonna sonora gustata dalla memoria del lettore melomane ma nonostante tutto mai incombe come greve discriminante a separare livelli di lettura.

Una vicenda umana raccontata con garbo.

La vicenda umana di Caruso, dalla umilissima origine al successo, dalla nascita alla morte, con i suoi dolori e gioie, successi ed anche con affari lucrosi pure è raccontata per tutti, con garbo nella sua esemplarità di divismo a misura d’uomo per noi, forse già debordante all’epoca, però. C’è di più e dell’altro tuttavia: nel libro dominano la scena con Caruso i fratelli Canessa antiquari, dunque la famiglia paterna dello scrittore che così compone un dittico con questo testo e “Casa dei sogni” – sempre per il medesimo editore – dedicato ai personaggi della sua famiglia materna, con cui è cresciuto. A questo punto viene da citare obbligatoriamente Marguerite Yourcenar con i suoi volumi dedicati all’ascendenza materna e paterna, e dobbiamo collocare bene Canessa in un pregevole filone europeo di finissima narrativa pura, che va un po’ oltre la memorialistica, poichè il risulta fondata sul dato storico e filologico che è totalmente parte del ricordo emozionato ma lucido dello scrittore, lealmente mostrato. Ed è contiguo il modo di narrare di Elias Canetti, o di qualche libro di Dacia Maraini.

Non c’è provincialismo nei suoi libri.

Come in tutti gli altri libri di Canessa Napoli è Europa e viceversa, mai c’è provincialismo, nè i personaggi sono macchiette, come pure qualcuno potrebbe diventare. Questione di stile nella prosa e nell’impostazione generale.

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